Un dubbio, a questo punto, si insinua tra le cautelate certezze degli storici. Un dubbio (dal latino dubita) che mette in dubita anche altre indubite certezze ricostruttive. E se Raimondo Moncada avesse preso un granchio? E se il loco di perdurante amore della mitica e apprezzata dea Giumenta fosse non tra le sempre erette colonne del denominato tempio di Giunone ma proprio nell'area ove gli archeologi scavanti pensano di aver trovato il teatro perduto della greca città?
Se fosse così, la historica scoperta farebbe crollare le ironiche ricostruzioni contenute nell'ormai celeberrimo saggio "Dal Partenone d'Atene al Putthanone d'Akràgas" di cui è autore indiscusso proprio Moncada.
Per gli archeologi scavanti i resti che maestosamente stanno emergendo sopra la dorica Valle dei Templi sono chiari elementi di un teatro di epoca ellenica. È stato ormai affermato urbi et orbi e sentito uti et oti. La cavea si estenderebbe a semicerchio con un diametro di 100 metri, con i gradini degli spettatori paganti e portoghesi rivolti verso il mare senza granchi a guardare le onde luccicare e le genti di ogni dove e di ogni quando che ivi sbarcavano con speranzoso diletto.
Bellissimo! Emozionantissimo!
Moncada però non si tira indietro sulle risultanze dei suoi leggiadri studi compendiati nel sopra citato storico saggio: "Sono felice del ritrovamento, da agrigentino. Complimenti a tutti, a chi ha studiato, a chi ci ha creduto, a chi ha insistito. È una scoperta straordinaria. Agrigento recupera un nuovo tesoro che si aggiunge ai suoi tanti altri tesori. Una domanda a questo punto si posa spontanea sulla punta della mia sicula lingua: e se il luogo ritrovato non fosse altro che il teatro delle divine fatiche del Putthanone, chiamata intimamente dai suoi innumerevoli fan 'tesoro'? Potrebbe essere, insomma, la prova delle sue ubique virtù".
Moncada ora gira la frittata, prima che bruci, con un interessante, acuto, penetrante contributo che arricchisce un dibattito che va avanti da secoli seculorum, dal giorno in cui è stato coperta di terra l'antica cavea: "Cucù, il teatro non c'è più! Era qui, ora ritrovatelo..."
Ritirare il saggio libro dai piccanti contenuti sarebbe a questo punto un saggio gesto?
"Mai!", batte i pugni Moncada, ancora con le unghia sporche di terra e di erba dopo aver scavato per anni con le nude mani per regalare alla gaudente umanità il suo nudo idolo, nel teatro più bello del mondo.
Ne prendiamo atto con ellenica soddisfazione.
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