giovedì 15 agosto 2013

Elogio del libro di carta, eterno e sicuro


La carta rende il libro eterno. È il miglior supporto per i capolavori, una poesia, un romanzo, una biografia, una dichiarazione d'amore, il diario della propria vita. Il sapere trova il suo scrigno. Con la carta, i libri attraversano i secoli, i millenni, come i papiri egiziani che sono giunti fino a noi. 
Quanto dureranno i libri digitali, gli ebook?
I lettori digitali, gli e-reader che vita avranno? 
La tecnologia si sviluppa a velocità ormai quotidiana e rende ogni nuovo supporto elettronico antiquato, dalla notte al giorno. Guardiamo cosa è accaduto ai video. Una ventina di anni fa eravamo fermi ai VHS poi sono venuti i DVD ora ci sono le memorie portatili. In un pennino metti una intera videoteca. Chi aveva un film in VHS ha dovuto convertire tutto in DVD e poi in file digitale, comprandosi di volta in volta  il lettore adatto. 
Abbiamo tanti pezzi di vita in VHS che per varie ragioni non sono stati convertiti nei successivi formati. Pezzi di vita che non possiamo rivedere perché nel frattempo il lettore VHS si è rotto. Ci sono anche DVD che con il caldo, con i graffi, non si leggono più cancellando così matrimoni, battesimi, gite al mare e altri momenti di esistenza che credevamo conservata in supporti mnemonici esterni sicuri. 

Sorge, allora, spontanea più di una domanda: come conservare i propri libri digitali? Nel pc? Nelle nuvole del web? Nei futuri chip cerebrali? In poco spazio virtuale ci stanno migliaia di volumi. L'ingombro neanche lo vedi. La libreria fisica, di legno o incassata alla parete, non esisterà più. Non ci saranno più libri sui letti, sulla poltrona, sopra la carta igienica del bagno. 
Nessun supporto elettronico potrà mai sostituire il formato tradizionale di lettura. Lo vuole l'occhio. Lo vuole il cuore. 
Il libro di carta, con le pagine sfogliabili e la copertina rigida, rimane il supporto più antico e più moderno. Ed anche il più stabile.  Ha retto benissimo la prova del tempo. con il libro di carta hai la sicurezza che il formato rimarrà lo stesso per i prossimi millenni. Non ha bisogno di essere convertito o riconvertito. La carta poi non si esaurisce per mancanza di batterie. Non ha bisogno di essere collegata a un computer o alla presa della corrente elettrica. Alle pagine puoi fare le orecchiette. Puoi ritornare indietro e trovare a intuito il passo che ti interessa. Il libro di carta lo puoi sottolineare con la penna, la matita o con gli evidenziatori a colori. Puoi pesare a occhio il contenuto. Hai un inizio e una conclusione. Capisci a occhio quando stai per finire di leggere dall'assottigliento delle pagine rimanenti, così come i granelli di una clessidra. Lo custodisci in uno scaffale e sai come ritrovarlo in futuro. Lo puoi autografare, metterci la data, dedicarlo alla persona amata con la tua calligrafia. Apprezzi l'arte della copertina e il calore di una lettura insostituibile. Lo puoi mettere dentro una cornice e sotto vetro e appenderlo alla parete della stanza degli oggetti preziosi. Lo puoi lasciare in eredità ai tuoi figli e ai tuoi nipoti. E i tuoi figli e i tuoi nipoti lasciarlo ai posteri. Dentro ci puoi nascondere banconote o foglie profumate. 
Il libro di carta mi tiene compagnia, ne sento la presenza, si pavoneggia, cerca di farsi notare, mi sento chiamare e quando mi chiama lo prendo e me lo coccolo. 
Il libro digitale non ti dice niente, non ti parla, non ti chiama, non si fa toccare. Non ne vedi la consistenza, è freddo, lo perdi nella memoria elettronica tra milioni di file. Non ci puoi fare la cornice e non lo puoi appendere. 
L'ebook non lo puoi lasciare in eredità. I tuoi figli chissà con quale supporto elettronico leggeranno e chissà che tipo di altro formato metteranno a punto tra un anno, un mese, un giorno. Domani l'epub sarà già superato e saremo costretti a resettare la cartella degli ebook nel computer. 
Il libro digitale è come la lametta per la barba: usa e getta. 
Il libro di carta è come un amore vero: non ti lascia mai. Se il fuoco lo incenerisce ne conservi i cari resti dentro un'urna cineraria. 

Raimondo Moncada 

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