In un giorno di furenti polemiche, ritorna al
centro del dibattito internazionale il caso esemplare di Giumenta, di cui si
sparla nel saggio umoristico “Dal
Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas”.
L’autore è Raimondo Moncada lo stesso che dieci anni fa, nel 2003, scrisse
l’opera “Odissea:
Ulissi, i Froci e ‘nnà Troia”.
L’8 settembre 2012 questo sito specializzato in storia
delle scaturigini ha pubblicato un post che riproponiamo in tutta la sua bellezza. Il pezzo riguarda la
politica ai tempi della Magna Grecia, giustamente ribattezzata Magnaccia Grecia.
Qualcuno, allora, tirò in ballo, perché sapeva ballare, la
dea Giumenta, raccontata a tutto
tondo nel libro umoristico “Dal
Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas” (di
cui, visto il successo, è in preparazione una seconda edizione riveduta e scorretta).
Giumenta, amato mito dei miti, fu molto corteggiata dai
leader politici dei tempi andati, nonostante mugugni, magagne e merenghe.
- Un Putthanone in Parlamento?
- Perché no! Dello sparlamento ce ne freghiamo. Se alza i
sondaggi ed i cittadini lo votano, che male c'è! Ci tira la lista.
Giumenta aveva
i numeri giusti e faceva dare i numeri. Ai suoi tempi, era la più popolare e la
più ricercata. Non c’era altra dea o donna mortale in grado di elevare a
perfezione il mestiere che esercitava lei. E lo faceva gratis, con piacere e
per piacere, da volontaria dell’amore universale.
La Divina sarebbe
stata votata da tutti, anche dai non aventi diritto e da chi tirava dritto. Era
la più amata in assoluto. Chi avrebbe voluto candidarla diceva che sarebbe
stata molto a suo agio tra i membri del Parlamento. Allora in Parlamento
sedevano solo uomini.
La dea Giumenta,
detta Putthanone, visse duemila e
cinquecento anni fa. Operò nella Agrigento ellenica amando il mondo e dal mondo
ricambiata. Un amore amatoriale, fatto per pura passione. Nulla mai chiese in
cambio. L’umanità le fu pertanto debitrice. Ecco perché qualcuno pensò di
candidarla per sfruttare il voto di scambio del "do ut des",
del dare ed avere e dell’avere e dare. Votavano e venivano eletti solo maschi,
sia maschili che femminili. Il requisito fondamentale era la virilità
anagrafica. La dea Giumenta sarebbe stata un’eccezione quale femmina all'elevata
potenza.
Se si fosse decisa a mettersi in lista,
il Putthanone avrebbe sbancato le urne. Senza bisogno di spinte, in
quanto già spinta abbastanza, sarebbe stata eletta a suffragio universale, per
alzata unanime, senza alcuna scheda nulla, bianca e contestata. L’avrebbero
votata anche i candidati dell’opposizione. Non si decise mai per mancanza di
tempo. Non volle distrarsi con altri impegni perché amava troppo la sua
ellenica professione che divenne poi il mestiere più antico del mondo.