martedì 19 febbraio 2013

Incubo a luci rosse, quarantenne condannato all’esilio per sesso sfrenato


Giumenta era un terremoto, ma mai nessuno si permise di disturbare la sua utile attività che richiamò nell’antica Akràgas folle internazionali provenienti da ogni dove. “L’amore non disturba”, era il motto. Il sesso aveva le sue precise regole. Si doveva sentire per puro piacere. Chi non gridava, non gradiva e la dea si offendeva. 
Oggi, purtroppo, non è più così. Il sesso si deve fare in silenzio o a bassa voce altrimenti si rischiano sanzioni salate. Lo dimostra un articolo pubblicato sul sito del giornale “La Stampa” di Torino. Il titolo è emblematico:  Sesso sfrenato tutte le notti: 40enne condannato all’esilio dal condominio”. Un titolo del genere inviterebbe i focosi alla castrazione vocale. Nel sottotitolo si illustra la condanna: “Il giudice intima all’uomo di stare lontano almeno 500 metri dallo stabile dove sfogava rumorosamente la sua passione”.
 La storia raccontata viene dal Veneto. Il condannato per “sesso sfrenato” è un uomo di quaranta anni. “Da mezzanotte in poi - leggiamo - la vita era impossibile a tutto il condominio, tanto da costringere i suoi inquilini ad adattare le proprie abitudini, oltre ad abituarsi agli inequivocabili rumori che arrivavano dall’appartamento del focoso vicino”.
“Un incubo a luci rosse insomma, iniziato il settembre scorso” scrive La Stampa nell’articolo che vi invitiamo a leggere.
Ma com’era l’amore libero di duemila e cinquecento anni fa? A questa curiosità risponde il libro “Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas” di Raimondo Moncada

Nessun commento:

Posta un commento